La storia della Peranzana si perde nel tempo tra storie e leggende.
Al momento sono due le versioni più accreditate.La prima attribuisce al Principe Michele De Sangro il merito di aver portato a Torremaggiore la Peranzana. Siamo nel 1870 e il principe dopo una storia d’amore travagliata e tragica con la contessa Ruffo d’Espinosa, perita in un terribile incidente coi loro figli, si rifugia in Francia dove conosce Elisa Crogram figlia di Ugo Croghan botanico apprezzato. Qui conosce la varietà “provenzale”. Sposa la Crogram e con lei torna a casa e decide di impiantare questa varietà unica nei suoi terreni compresi nell’agro di Torremaggiore, San Severo e San Paolo Civitate. La Provenzale diventa in dialetto “p’ranzan” italianizzata Peranzana. Iniziò anche ad usare per il lavoro nei campi le macchine a vapore che aveva conosciuto nei suoi viaggi in Inghilterra e modernizza il frantoio con le nuove macchine per l’estrazione dell’olio apportando nell’agricoltura della zona una vera e propria rivoluzione.
Secondo un’altra versione la Peranzana arriva a Torremaggiore con Carlo d’Angiò e siamo nel 1266. Carlo d’Angiò dopo varie battaglie diventa signore incontrastato del Regno di Napoli. Era anche Conte di Provenza dove già esisteva questa varietà che si narra essere stata portata dai Greci.
A dare conforto a questa ipotesi è la presenza nel territorio di uliveti di Peranzana di oltre 500 anni. La presenza massiccia di questi alberi ultracentenari a Torremaggiore si concentra in contrada “Reinella” derivato di Reginella. Questa contrada prese il nome dalla giovane Reginetta Giovanna d’Angiò che amò molto e regnò su questi territori. Mantenne ottimi rapporti tra il Regno di Napoli e la Provenza e questo spiegherebbe ancor di più la diffusione della Peranzana nell’Alto Tavoliere.
La cultivar Peranzana o Provenzale. Essa è presente prevalentemente in un ristretto territorio della Puglia, identificabile negli agri dei comuni di Torremaggiore, San Severo e San Paolo di Civitate – Alto Tavoliere delle Puglie – in provincia di Foggia.
L’areale di produzione si riconduce alla storia di questi stessi territori: essi, infatti, appartenevano al feudo dei De Sangro, nobile famiglia che dall’anno 1083 ha posseduto queste terre
Un illustre membro della famiglia nobiliare fu Raimondo De Sangro, nato a Torremaggiore il 30 gennaio 1710 e morto a Napoli il 22 marzo 1771. Noto scienziato e membro dell’accademia della crusca, alchimista, inventore, iscritto alla massona, esoterista, personaggio eclettico che ha lasciato meraviglie nella cappella San Severo a Napoli, in cui si possono ammirare statue di rara bellezza, fra cui la più nota: il Cristo Velato.
Su chi dei de Sangro abbia introdotto la peranzana nei territori posseduti ci sono diverse versioni. Quella più accreditata pare essere quella dell’ultimo principe Michele de Sangro.
Egli è stato l’ultimo principe di San Severo e duca di Torremaggiore, nato a Napoli il 14 giugno 1824 e morto a Torremaggiore il 5 febbraio 1890. Di questi si narra che:
… negli anni trascorsi a Parigi si dedicò allo studio dell’agricoltura, visitò la scuola di Grignon, e studiò i metodi agrari della Gran Bretagna e le nuove macchine a fuoco (così si definivano all’epoca della rivoluzione industriale le macchine a vapore).
Intorno al 1870 il Principe, accompagnato da Elisa Croghan, ritornò in patria, a Torremaggiore. Qui, avvalendosi degli studi fatti e dei consigli dell’illustre botanico Ugo Croghan padre di Elisa, si prese cura dei suoi estesi fondi, migliorando i metodi di coltivazione, sostituendo alla forza dei cavalli e degli uomini, quella del vapore, facendo giungere dall’Inghilterra e dall’America nuove macchine agrarie.
A riprova della sua passione per l’agricoltura alla sua morte dispose un lascito da destinare alla realizzazione di un istituto dove i giovani potessero studiare ed esercitarsi nelle attività agricole: l’attuale Istituto Agrario di San Severo con annessi campi sperimentali a Lui intitolato.